Tante squadre puntano sul passato e sull’attaccamento al territorio, la Fiorentina riprende il giglio alabardato dei Pontello
Le maglie da calcio sono definitivamente entrate in una nuova era, scrive La Gazzetta dello Sport. Basta guardare da vicino le divise della Serie A per rendersene conto. Non sono più solo il simbolo dei rispettivi club: il loro obiettivo è raccontare storie. Storie di calcio, certo, ma anche del territorio di appartenenza delle squadre, dai monumenti alla cultura. Quasi ogni scelta estetica ha delle motivazioni che non sono più solo stilistiche.
STRISCIATE. Tra le big, il cambio di sponsor più atteso era quello della Roma, passata dagli americani di Nike a quelli di New Balance, che si sono presentati con una divisa pulita, senza fronzoli. Anche la Juventus, dopo due anni di sperimentazioni, torna alla classica palatura bianconera. Una scelta in controtendenza: le altre “strisciate” continuano a innovare. Il Milan, ad esempio, propone righe di larghezze differenti, l’Atalanta intermezza il nero e l’azzurro con delle linee oro, mentre l’Inter va oltre. Il Biscione, simbolo del club e della città di Milano, è il vero protagonista: la prima maglia è ricoperta di “squame” di tonalità differenti che vanno dall’azzurro al nero, la seconda è bianca e avvolta da un serpente disegnato a mano.
ARTE E STORIA. Le strisce rossoblù del Bologna nascondono una sorpresa: una texture a mattoni, elemento tipico dell’architettura locale. Più esplicito il Genoa: la home disvela la piantina del centro storico del capoluogo ligure, tono su tono, mentre la terza è grigia e a sinistra è attraversata da una banda verticale più scura che riproduce la Lanterna. Le divise dell’Hellas, invece, sono dedicate a Dante Alighieri, in occasione del 700esimo anniversario della sua morte: la grafica della maglia blu richiama la cancellata delle Arche Scaligere, mausoleo che ospita anche la tomba di Cangrande della Scala, il Signore di Verona che accolse il Sommo Poeta negli anni in cui compose il Paradiso. Ben altri riferimenti per il kit da trasferta della Juventus, nero con inserti fluorescenti: è ispirato alla scena musicale elettronica torinese. Ritorno in Serie A in grande stile per il Venezia. Sulla prima maglia campeggiano, a formare una “V”, le stelle della Basilica di San Marco, la seconda omaggia i mosaici cittadini.
SUDAMERICANI. Il Torino ripropone la divisa da trasferta bianca con banda diagonale granata, in stile River Plate, simbolo del gemellaggio con gli argentini nato sulle ceneri della tragedia di Superga del 4 maggio 1949: circa tre settimane dopo, infatti, la squadra di Buenos Aires sbarcò in Italia per partecipare a un’amichevole per commemorarne le vittime. Attraversa l’oceano anche il messaggio della terza uniforme del Cagliari, celeste come l’Uruguay, nazione di 22 giocatori della storia del club sardo, da Enzo Francescoli a Diego Godin.
PASSATO. Tornando all’Inter, è la prima stagione che i nerazzurri iniziano col nuovo stemma, versione semplificata di quello ideato da uno dei fondatori del club, il pittore Giorgio Muggiani: un alleggerimento che lo rende più adatto alle moderne esigenze di marketing. Eppure, c’è anche chi guarda al passato. Sul petto della terza maglia della Lazio torna l’aquilotto stilizzato degli anni ’80. Stesso decennio da cui ha attinto la Fiorentina: banda orizzontale bianca come allora e stesso emblema, circolare e col giglio alabardato a forma di “F”. Dagli anni ’60 invece è stata ripescata la Dea a figura intera che è sul kit away dell’Atalanta.
Di
Redazione LaViola.it